La luce in fondo al tunnel si è vista già: è vero che la Juventus nelle ultime gare non ha affrontato avversari di primissimo ordine, tranne la Roma all’Olimpico, e che le due vittorie sono arrivate “di corto muso” contro le medio-piccole ma una differenza tra Tudor e il suo predecessore Thiago Motta si è vista eccome. La Juve del croato è meno barocca, più grintosa, più solida, meno variabile. Il finale di campionato dirà se davvero è stata giusta la scelta del tecnico e se Tudor merita una riconferma ma c’è chi ha già le idee chiare. Angelo Di Livio, che di Tudor è stato anche compagno di squadra in bianconero, si sbilancia in un’intervista esclusiva a Virgilio Sport.

Che impressione ha avuto di Tudor alla Juventus in queste prime tre gare?
“Ho visto una squadra ben messa in campo. Caratterialmente giusta. Nell’ultima partita ho visto anche una crescita di costruzione di gioco e maggiore pragmaticità nello sviluppo della manovra offensiva. Bisogna continuare così, sono tutti sono esame: il quarto posto è un traguardo troppo importante per la Juventus”.

Quale crede che siano le differenze con Motta?
“Intanto che non prende gol su contropiede: questo è un aspetto fondamentale e dal punto di vista tattico si vedono già molte differenze tra Tudor e Motta. E’ diventata una squadra molto pratica. Anche nel cambio di sistema di gioco credo che abbia rimesso un po’ a posto l’equilibrio. Ma ciò che va sottolineato è il fatto che abbia dato una scossa al gruppo. L’atteggiamento fa la differenza, ancor di più del cambio di modulo. Ora sta puntando sui giocatori che gli diano più fiducia”.

Motta cosa ha sbagliato?
“Ha portato un proprio credo calcistico che all’inizio era anche piacevole. Motta non è stato abile a capire il momento in cui doveva cambiare tutto. Troppi gol presi in contropiede non sono neanche giusti, per non parlare dei pareggi eccessivi. Si può stare sotto palla, difendere meglio ma non giocare esclusivamente temendo l’avversario”.

Locatelli capitano e non più fascia girevole alla Juventus. Tudor ha trovato la soluzione?
“Tudor ha risolto un’altra questione fondamentale: nel calcio non si fa girare la fascia da capitano. In questo ha sbagliato Motta. Va battezzato un leader e un suo vice: solo loro devono essere identificati come guide del gruppo. Cambiando la fascia ogni giornata, ogni partita, si levano certezze al gruppo. Cambiare la fascia di continuo è roba da scuola calcio. Il capitano deve dare una mano all’allenatore, se non c’è si complica tutto”.

Quale giocatore ha guadagnato di più con il cambio tecnico?
“Due su tutti. Nico Gonzalez e Locatelli. L’argentino sembra già rivitalizzato, Tudor lo ha anche utilizzato in alcuni momenti come quinto e mi era piaciuto tantissimo. Con la Roma, poi, l’ha portato dietro l’attaccante. Sul centrocampista italiano, invece, noto una grande crescita con il cambio allenatore: contro la Roma ho apprezzato il gesto di Locatelli di baciare la maglia in un momento di così grande difficoltà. Si è rivisto un grande attaccamento alla maglia”.

La Juventus riuscirà a centrare il quarto posto?
“Ce la deve fare. Altrimenti sarebbe una stagione fallimentare in tutto e per tutto e questo potrebbe diventare molto pericoloso per la società, dal punto di vista economico”.

Ed in caso di quarto posto, è giusta la riconferma di Tudor?
“Questo è un esame un po’ per tutti, anche per Tudor che per ora già ha dato un segnale importante. In caso di quarto posto merita la riconferma, sebbene il mio amico Paolo Paganini abbia svelato che andrà comunque via a fine stagione.”

Ci racconti qualche aneddoto su Tudor giocatore.
“Quando lo conobbi era molto giovane, un ragazzo proprio. Si vedeva che aveva delle qualità fisiche e aerobiche. Chi l’ha preso ha fatto molto bene, si è rivelato un acquisto molto importante. Negli anni ha fatto esperienza e alla Juventus ha disputato grandi stagioni. E’ maturato molto vivendo lo spogliatoio con grandissimi giocatori, questo l’ha aiutato a capire cosa sia veramente la Juventus”.

Tudor vuole invertire trend tra primo e secondo tempo…
“Il lavoro è ancora lungo, molti aspetti vanno migliorati ulteriormente ma ora non deve mirare ad avere una Juventus perfetta ma concreta nei risultati. Il gruppo deve credere nel lavoro dell’allenatore, sebbene si rischi che alla fine vada comunque vai. Si devono sforzare tutti, ora le responsabilità non sono più di Motta ma di tutti i giocatori”.

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